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ECOMUSEO DEL LITORALE ROMANO

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Studi e Ricerche

Fino agli anni 70 del secolo scorso, gli studi complessivi delle vicende relative alla storia antica e moderna del Litorale Romano erano stati pochi ed isolati. La costituzione della Cooperativa Ricerca sul Territorio è scaturita proprio dalla constatazione di questa carenza e dalla programmatica volontà di svolgere in modo sistematico e continuativo ricerche storiche etnografiche e ambientali finalizzate alla ricostruzione dell’evoluzione fisica e dell’identità storico-antropologica del Litorale Romano.

Cinque sono i programmi generali di studio avviati fino ad oggi: PRIAMO (Programma di Rilevamento e l’Archiviazione Multimediale della Memoria Ostiense e del Litorale Romano); Alle Foci del Tevere, Memoria e Ambiente del Litorale Romano (programma di produzione audiovisuale dell’immagine storica del territorio); Archivio delle Genti i relativi alla storia del territorio e della memoria personale dei testimoni degli eventi); Progetto Vi3e (Programma di studio e progetto di percorsi di turismo culturale nell’area della Via Portuense); Progetto Ecomuseo del Litorale Romano, per la creazione di un sistema multipolare di ecomusei alla foce del Tevere.

Da questi programmi sono nate numerose ricerche, alcune delle quali da molti anni ancora in atto. La Ricerca Storico Ambientale sul Delta Tiberino, (indagine multidisciplinare sul territorio, dalla formazione geologica ai giorni nostri;. L’Inchiesta sociologica sulla Cittadinanza di Ostia Antica; Romagnoli di Ostia (Ricerca interdisciplinare e multimediale per il 1° Centenario della Bonifica del Litorale Romano; La Portualità alle foci del Tevere (Ricerca documentaria sulla storia della portualità antica e moderna; La nascita e lo sviluppo del Lido (Ricerca sui caratteri originari del Lido di Ostia dalla sua nascita la seconda guerra mondiale; La Revisione Topostoriografica dell’Antico Litorale Romano (Revisione delle ipotesi innovative sulle origini e i siti degli antichi insediamenti; Storie della Malaria sul Litorale Romano; Il Censimento dei Siti di interesse storico e ambientale del Litorale Romano (Per la realizzazione delle Videoguide ai Beni Ambientali e Cultural); La Memoria Storica dell’Area Portuense-Aurelia.

I programmi di ricerca hanno affrontato dunque i temi più diversi in prospettive contigue fra loro: evoluzione fisica del territorio; ambiente naturale e vocazioni naturali del territorio, insediamenti umani antichi, moderni contemporanei, portualità e marineria, fenomeni migratori, lavoro tradizionale, storia del movimento operaio, storia della cooperazione, storia della malaria e della lotta antimalarica, bonifiche idrauliche e agrarie, architettura e urbanistica.
Tutte le ricerche sono state accompagnate dalla presenza costante del mezzo cinematografico e successivamente video. Tale impiego tecnologico ha consentito di produrre nuova documentazione audiovisiva sui temi affrontati e di testimoniare senza soluzione di continuità la metodologia della ricerca in atto. I materiali sono stati poi impiegati per la realizzazione di film documentari che, per i loro caratteri, costituiscono un unicum nella produzione cinematografica e video italiana.

 

Ecomuseo del Litorale Romano. Un piano integrato di attività per la conoscenza e la valorizzazione condivisa del patrimonio culturale e ambientale del Delta Tiberino.

 

 

Il territorio del Delta Tiberino.

Il Litorale Romano è la porzione di territorio laziale posta a sud-ovest di Roma verso il mare, solcata nella sua mezzeria dalla foce del fiume Tevere. Questo territorio presenta eccezionali caratteri di interesse sia dal punto di vista morfologico-ambientale che storico-antropologico ed archeologico. Vaste zone conservano ancora oggi elementi naturalistici originali: i residui dunali dell’antica laguna, le specie faunistiche e vegetali, la macchia, i boschi, le pinete e le aree agricole.

Densamente popolato in epoca romana (Ostia pare fosse città di circa centomila abitanti), sede dei porti più grandi e importanti del mondo antico (i porti di Claudio e Traiano a Portus), nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano fino al XIX secolo, questa area strategica per la stessa vita della città di Roma, sopravvisse stentatamente con popolazione ridotta di numero e attività assai modeste. I fattori ambientali, fra cui l’impaludamento e il diffondersi della malaria, e le frequenti invasioni e incursioni furono sicuramente fra le cause principali di tale involuzione antropica.

La caratteristica peculiare del litorale romano in epoca contemporanea è invece quella di essere passato da uno stato di semi abbandono a una fase di intensa antropizzazione in poco più di un secolo. Qui, a partire dalla fine dell’800, sono arrivate e si sono stabilite genti venute da ogni parte d’Italia. Nel XX secolo è sempre più evidente il fenomeno di antropizzazione dell'area, che, nell'arco di pochi decenni, assume proporzioni inaspettate, tali da determinare un impatto uomo/natura di portata straordinaria.

Nel 1884 l' arrivo di poche centinaia di braccianti romagnoli incaricati dallo Stato Italiano di bonificare le paludi e gli stagni litoranei, interrompe il processo di spopolamento della campagna romana immutevole e semiabbandonata. Nei primi anni del 900, mentre alcuni esponenti della borghesia imprenditoriale romana vagheggiano nuovi futuri porti da installarsi alle foci del fiume, a riprendere l'antica vocazione portuale del territorio in età classica, oscuri e umili personaggi, di cui la storia raramente parla, col loro trasferimento su quelle plaghe iniziano concretamente ad impiantare una forma di vita comunitaria destinata a un continuo e imprevedibile sviluppo fino ai nostri giorni.

Parallelamente allo sviluppo delle prime strutture urbanistiche di tipo cittadino (Ostia Nuova, Ostia Antica e Fiumicino), il ventaglio delle modalità di arrivo si distende e si vanno sempre più differenziando i caratteri dell'immigrazione. Sul territorio delle foci tiberine si verifica allora un interessante fenomeno di compresenze. Da una parte gli abitatori dell'agro che, con la bonifica idraulica e il progredire di quella agraria, sviluppano l'opera di aggiornamento dell'ormai inattuale obsoleta organizzazione della campagna. I nuovi residenti sul territorio in fase di iniziale urbanizzazione, si trovano invece ad essere pionieri di un'altra rivoluzione: quella dell'epocale trasformazione che vede la speculazione fondiaria tendere a mutare la forma della costa, da fascia dunale abbandonata alle sole attività venatorie, in area da pianificare e sistemare in virtù di una più vantaggiosa rendita economica della proprietà. Le etnìe regionali d'origine si fondono attraverso le relazioni umane, le attività in comune, i matrimoni. Il risultato è una omogeneizzazione delle diverse componenti culturali locali originarie. Contando oggi circa 350.000 residenti, il Litorale Romano, per la sua configurazione geofisica e per i suoi caratteri ambientali e antropici, si presenta quindi come un territorio di approdo, di arrivo e di partenza di genti, favorevole a processi di acculturazione fra etnie regionali e transazionali diverse, ancora suscettibile di rilevanti trasformazioni fisiche ed antropiche.

 

L’Ecomuseo del Litorale Romano.

Le ricerche e gli studi a carattere storico antropologico e ambientale compiuti sul territorio del Litorale Romano a partire dal 1978 dalla CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio (fondata da un gruppo di ricercatori specializzati in diverse discipline) con metodologie e pratiche d’avanguardia per l’epoca (interdisciplinarietà, multimedialità) hanno dapprima prodotto la costituzione di alcuni archivi documentari (cartaceo, fotografico, videocinematografico), parallelamente alla pubblicazione di libri, alla realizzazione di film documentari, alla esposizione di mostre fotografiche, ad intense attività didattiche per le scuole di ogni ordine e grado e per la residenza adulta.

Una decina d’anni più tardi i risultati di questo lavoro, hanno indotto il medesimo gruppo a studiare il progetto di un Ecomuseo del Litorale Romano, finalizzato all'archiviazione e alla diffusione della memoria storica complessiva del territorio alle Foci del Tevere. Nel nostro caso, il programma ecomuseale ha voluto raggiugere il fine di ridisegnare il carattere evolutivo dell'entità territoriale delle foci tiberine, che, troppo spesso, viene considerata come un insieme di aree individuate da confini di carattere amministrativo, i quali invece hanno poco o nulla a che vedere con i suoi caratteri storici e geofisici.

Il Litorale Romano è un ampio spazio a forma trapezoidale che dalle alture di Acilia- Ponte Galeria va verso il mare fino a Capocotta, a sud, e Passoscuro, a nord. Nell'ambito di quest'area sono state individuate alcune sub-unità territoriali che, per le loro caratteristiche fisiche e antropiche e per i segni evidenti della storia ancora esistenti in esse, meglio si prestano alla progettazione di una serie di poli ecomuseali diffusi sul territorio. Di questo progetto la CRT ha fino ad oggi ha realizzato il Polo Ostiense, il Polo di Maccarese e i Percorsi Interpolari.

Il Polo Ostiense attivo dal 1994, ed oggi completo in ogni sua struttura e funzione, sviluppa il tema delle grandi bonifiche del territorio realizzate in epoca moderna e contemporanea e delle trasformazioni fisiche e antropiche del territorio. Questo polo presenta la caratteristica di essere stato inserito all’interno del più vecchio impianto idrovoro di bonifica di Roma Capitale. Nel fabbricato, che risale al 1884, sono ospitate le pompe di sollevamento che da oltre un secolo mantengono sotto controllo il livello delle acque piovane e sorgive sul litorale. Nei fabbricati attigui e negli spazi esterni trovano posto le strutture e le esposizioni ecomuseali.

Il Polo di Maccarese, fondato nel 2010, accoglie gli elementi storici e antropologici del territorio litoraneo a nord del Tevere, a cavallo della Via Aurelia. Quest’area conserva ancora oggi i caratteri di quell'Agro Romano che una volta circondava tutta la città di Roma e che oggi conosciamo soprattutto attraverso la permanente attività delle aziende agrarie di Maccarese e di Torrimpietra, nonché di quelle operanti nell'area dell'ex Ente Maremma. Proprio qui, a Maccarese si è raccolto documenti, testimonianze, immagini e suoni che hanno accompagnato lo scandire plurisecolare di attività agrarie svolte da genti immigrate da tante parti d'Italia.

I Percorsi interpolari si snodano sul territorio intrecciando diversi itinerari che toccano tutti i siti di interesse ambientale, storico, archeologico, architettonico, urbanistico e antropologico dell’intero litorale. Questi sono illustrati in due documentari video, Imago Ostiae e Imago Portus, che costituiscono uno strumento prezioso per il visitatore: la Videoguida ai Beni Culturali e Ambientali del Litorale Romano.

L’insieme dei Poli Ecomuseali di Ostia Antica e di Maccarese e dei percorsi interpolari costituisce oggi un Sistema Ecomuseale integrato a carattere storico antropologico e ambientale che risulta essere il primo della Regione Lazio e di Roma Capitale. Il sistema riunisce in unico corpo sia i caratteri propri degli ecomusei di comunità che di quelli urbani. Il territorio di competenza infatti comprende sia aree rurali che insediamenti abitativi di rilevante impatto. Inoltre è da ricordare che il Lido di Ostia, che costituisce uno dei principali poli di attrazione residenziale forte di circa 150.000 unità è a tutti gli effetti un quartiere della capitale, l’unico separato dal resto della città dalla quale dista circa 20 chilometri.

Dal 1997 il programma ecomuseale della CRT è stato riconosciuto di pubblico interesse dall'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio e da allora l’Ecomuseo del Litorale Romano è entrato a far parte dell’OMR Organizzazione Museale Regionale.

 

Il Piano per la Valorizzazione del patrimonio Culturale e Ambientale del Litorale Romano.

Alcune osservazioni preliminari sui concetti di Patrimonio Culturale e Ambientale e di Valorizzazione di cui tratta il Piano che si propone per la sua realizzazione sul territorio del Litorale Romano.

Qui si fa riferimento a una interpretazione estesa di entrambi i termini. Patrimonio non è soltanto l’insieme dei beni storici, archeologici o architettonici che di solito costituiscono l’essenza di tale concetto, ma con esso si intende rappresentare tutto l’arco dei beni ereditati dalla comunità oggi residente sul territorio: da quelli fisici naturali (elementi geologici, naturalistici, florofaunistici,…) a quelli prodotti dall’uomo nelle varie epoche (insediamenti, manufatti, oggetti, attrezzi,….) , senza trascurare però le vicende, le storie, i saperi, le ritualità ovvero tutti quei beni immateriali che hanno accompagnato la permanenza delle genti in una determinata area. E soprattutto tenendo sempre in relazione tutto ciò con le modificazioni fisiche e antropiche che hanno accompagnato la storia del territorio.

A questo punto la Valorizzazione di tale Patrimonio non può limitarsi, come spesso avviene, ad attività di indicazione di esistenza e di tutela del bene. Può e deve mettere in campo un insieme di pratiche a carattere continuativo che integrino anche elementi di produzione culturale, iniziative di coinvolgimento plurale, istituzione di momenti di riconoscimento sociale, didattiche di vario livello e fondazione di strutture destinate alla conservazione e alla diffusione della memoria storica.

L’estensione dei concetti sopra indicati viene specificata in dettaglio nelle varie sezioni in cui si articola il Piano, che vuole costituire, nel suo insieme, una riflessione sulle esperienze sperimentali maturate sul Litorale Romano negli ultimi decenni e una proposta operativa complessiva per mettere in campo, con modalità sinergiche e coordinate, l’attuazione di una prassi esemplare di mantenimento e sviluppo dell’unico Patrimonio appartenente realmente a tutta la comunità.

Il Piano di Valorizzazione del Patrimonio Culturale e Ambientale del Litorale Romano è stato elaborato dalla CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio in occasione del suo 35° anniversario di attività continuativa finalizzata allo studio, alla ricerca e alla diffusione della conoscenza del territorio del litorale romano.

Il Piano prevede quindi una serie di progetti, programmi, attività e produzioni a carattere continuativo e strutturale finalizzati a rendere fruibile a diversi livelli, sia alla popolazione residente che a quella viaggiante e transitoria, come a quella dei “frequentatori virtuali”, il patrimonio culturale e ambientale del territorio, ovvero l’insieme dei beni culturali e ambientali, sia materiali che immateriali, che costituiscono la reale ricchezza della comunità litoranea di Roma.

Il Piano di Valorizzazione si compone di otto diverse sezioni, sette delle quali dedicate a particolari attività o produzioni delle quali viene specificata la parte già realizzata e quella in progetto e alle iniziative che, già programmate da tempo, possono godere di un ulteriore sviluppo. L’ottava sezione prevede in termini generali le modalità di attuazione del Piano, che potranno essere dettagliate in seguito nei momenti che renderanno operative le varie attività in programma. Nella consapevolezza che, pur partendo da una serie di ricerche e di studi specialistici, sia assolutamente necessario il coinvolgimento della comunità residente e delle sue rappresentanze istituzionali e di base, per poter giungere ad una appropriazione culturale ampia e condivisa dei princìpi, degli sviluppi e delle risultanze del Piano stesso.

L’aspetto innovativo di questo Piano, rispetto a esperienze similari, consiste dunque in un’applicazione globale del concetto di appropriazione culturale del proprio territorio da parte della comunità residente. Ritenendo non sufficienti i soli momenti dell’informazione e della didattica tradizionale, il Piano prevede un’ampia e differenziata produzione culturale nella quale possano essere direttamente coinvolti i soggetti sociali. Tale partecipazione consentirà ai soggetti stessi di sentirsi parte attiva nel processo generale di diffusione della conoscenza del territorio del quale diventano in qualche modo tutori consapevoli. In tal modo si può prevedere anche un miglioramento delle condizioni generali del territorio, troppo spesso preda di disinteresse collettivo, focolaio di abusivismo sfrenato e bacino di coltura di forme degenerative della socialità.

Segue una sintesi dei programmi previsti nelle varie sezioni del Piano.

Sezione 1. Il Sistema Ecomuseale del Litorale Romano

Con la fondazione dell’Ecomuseo del Litorale Romano è stato dato avvio a una fase fondamentale dell’opera di diffusione della conoscenza dell’evoluzione fisica e antropica del Delta Tiberino, fino a ieri privo di una istituzione museale di carattere storico-antropologico.

Oggi la sua implementazione è un progetto in fase di sviluppo progressivo che consente la realizzazione del primo Sistema Ecomuseale multipolare della Regione Lazio. Si prevede il completamento del Polo di Maccarese e lo sviluppo dei percorsi interpolari.

Sezione 2. I programmi di rilevazione e conservazione.

La ricerca e la conservazione della memoria storica sociale familiare e personale del territorio contribuiscono alla creazione di un vasto Archivio Documentario che, nel tempo, consente la trasmissione delle esperienze di vita alle nuove generazioni di residenti e costituisce indispensabile bacino di informazione per lo studio e la didattica scolastica e sociale. L’osservazione partecipante dei mutamenti temporali di territorio e società favorisce il tracciamento dei lineamenti caratteriali dell’ambiente antropizzato, conservando in particolare quei segni che sono esposti a un maggiore labilità ricordativa.

Sezione 3. La Produzione Documentaria.

I materiali documentali su supporto tradizionale e quelli cinematografici fotografici e audiovisivi realizzati nel corso delle ricerche storico-antropologiche sul territorio insieme alla raccolta di testimonianze filmate e di documenti d’epoca dispersi in tanti archivi familiari e individuali, sono alla base di una produzione di testi a stampa e di film documentari che nel loro complesso tracciano un profilo multimediale delle comunità insediate sul territorio con le modalità più diverse. A questa produzione di carattere tradizionale, si affiancano oggi le nuove forme di espressività culturale che aprono differenti prospettive di intervento sulle tematiche storiche e critiche.

Sezione 4. La Diffusione della Conoscenza.

La pratica antropologica del feedback consiste nel riportare presso i soggetti sociali (scuole, università della terza età, centri anziani, comunità immigrate, associazioni,…) gli elementi di conoscenza precedentemente raccolti ed elaborati nelle produzioni culturali, in modo tale che la società interessata possa essere progressivamente dotata degli strumenti essenziali per le funzioni didattiche, di interscambio cognitivo, di acculturazione interetnica.

Cinematografia storica e comunicazione informatica accompagnano la diffusione della conoscenza della storia del proprio ambiente, come quella di genti e territori “altri”, molto spesso assimilabile a quella del proprio territorio di residenza.

Sezione 5. La Partecipazione delle Comunità residenti.

Le Mappe di Comunità che prevedono, nella loro elaborazione, il coinvolgimento di entità associative di base e della popolazione scolastica di vario ordine e grado, consentono di descrivere in un unico documento l’insieme del patrimonio storico, culturale e ambientale del Litorale Romano. Le Mappe di Comunità del Litorale Romano costituiscono la prima esperienza del genere in fase di realizzazione progressiva nella Regione Lazio.

Sezione 6. I Segni sul Territorio.

La pratica della preservazione dei siti e dei manufatti di interesse storico e ambientale di cui il Litorale Romano è ampiamente dotato, va accompagnata da un’azione dedicata in modo specifico alla loro fruizione culturale. Nello stesso tempo è da prevedere l’iscrizione in situ di elementi fisici ricordativi di aree e resti testimoniali di eventi col tempo dimenticati o non adeguatamente considerati.

Sezione 7. Le Manifestazioni ricorrenti.

Le manifestazioni culturali pubbliche istituite a cadenza periodica e continuativa fanno della partecipazione l’elemento prioritario nel processo di formazione di una identità comunitaria.

Dal 1984 Il Litorale Incontra la sua Storia è la manifestazione che ogni anno ricorda la rinascita del territorio in epoca contemporanea e il suo legame storico con Ravenna, attraverso eventi in piazza, produzioni delle scuole gemellate, attività musicali, teatrali, cinematografiche. Una manifestazione ufficializzata dall’intervento delle istituzioni pubbliche e arricchita dalla partecipazione delle comunità del Litorale Romano e della città di Ravenna, oggi come ieri unite dal ricordo di un evento storico epocale.

Sezione 8. Modalità di attuazione del Piano.

Il Piano di Valorizzazione del Patrimonio Culturale e Ambientale del Litorale Romano comprende attività a sviluppo progressivo, alcune delle quali già in atto da tempo o sperimentate in tempi recenti dall’ entità proponente, la CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio. La necessità di operare sinergie plurime con gli enti pubblici territorialmente competenti e le entità private interessate per la completa attuazione dei progetti, deriva dalla complessità e dall’ampiezza del piano e dal suo carattere di programma continuativo nel tempo.

 

 

Ecomuseum of the Roman Coastland. An integrated activities plan designed to enhance and disseminate knowledge of the Tiber Delta’s cultural and environmental heritage

 

The Tiber Delta

The Roman Coastland is the part of the Latium Region that lies southwest of Rome, on the Tyrrhenian Sea; the mouth of the Tiber River runs through the area, dividing it in half. The territory’s morphology and environment, like its historical, anthropological and archaeological features, are of the greatest interest. Large parts of this coastland still preserve components of the original landscape: the remains of the dunes that bordered the ancient lagoon, animal and plant species, shrubland, pine woods and farmland.

 

In the days of ancient Rome this coastland was densely populated (the inhabitants of the city of Ostia probably numbered around a hundred thousand), and it hosted the ancient world’s largest and most important ports (the ones built at Portus by the emperors Claudius and Trajan). After the fall of the Roman Empire and until the 19th century, this area – a strategic one for the life and prosperity of the city of Rome – managed to barely survive with a far smaller population and a relatively modest economy. Environmental factors, including the spread of swamps, and with them the plague of malaria, plus frequent invasions and raids, were doubtless among the main causes of the area’s decline.

In modern times, the Roman coast underwent a striking transition, in little more than a hundred years, from a state of near-abandonment to a phase of intense anthropisation. Starting in the late 19th century, people moved into the area from every part of Italy. In the space of a few decades, the anthropisation of the area took on unforeseen dimensions that had an extraordinary impact on the natural environment.

In 1884, the arrival of a few hundred farmhands from Romagna – they had been hired by the Italian government to drain the swamps and coastal ponds – halted the depopulation of the Roman countryside. In the early 20th century, while some members of Rome’s entrepreneurial class talked about building new ports at the mouths of the Tiber so as to revive the area’s ancient vocation, humble men and women (of whom history rarely speaks) actually moved there and began to establish a form of community life that was destined to develop continuously and unpredictably until our own day.

In parallel with the first urban developments (the towns of Ostia Nuova, Ostia Antica and Fiumicino), many more people arrived in different ways from different places. In the Tiber Delta, different immigrant groups lived side by side. On the one hand, as the swamps were drained and the reclaimed land was turned over to farming, the outdated organization of the rural economy was modernised. On the other hand, the new residents of the territory, which was beginning to be urbanized, became pioneers in another revolution, one in which real-estate speculators were reshaping the coast. What had been a dune belt where hunting was the only notable human activity was turned into an area to be zoned and developed for economically profitable uses. People from different regions blended together by building new relationships, by sharing activities and by intermarrying.

Today the Roman Coastland has around 350,000 residents. Because of its geophysical configuration and its environmental and anthropic features, it is a territory of arrivals and departures; it encourages acculturation among people with different regional and national backgrounds, and is still undergoing significant physical and anthropic changes.

 

The Ecomuseum of the Roman Coastland.

Starting in 1978, historical, anthropological and environmental research and studies were conducted on the Roman Coastland by the Territorial Research Cooperative (CRT). This organization was founded by a group of researchers specialised in different disciplines who used advanced methodologies and practices (interdisciplinary and multimedia) in their work. The CRT’s efforts led first of all to the creation of several documentary archives (paper-based, photographic, video and cinematographic), together with the publication of books, the production of documentary films, the organization of photography shows, and intense educational activities addressed to schools and adult residents of the area.

A decade later, the results of all these activities persuaded the CRT to develop a project for the establishment of an Ecomuseum of the Roman Coastland, whose purposes would be collect and disseminate the whole historical memory of the Tiber Delta area. The CRT programme aimed to describe the evolutionary character of the territory, which all too often is thought of as a conglomeration of areas identified simply by administrative boundaries that have little or nothing to do with its historical and geophysical features.

The Roman Coastland is a large trapezoidal area that slopes down from the heights of Acilia-Ponte Galeria to the Tyrrhenian Sea; the shoreline extends from Capocotta to the south and Passoscuro to the north. The CRT Cooperative identified several territorial sub-units whose physical and anthropic features and evident traces of the past made them the most suitable for the establishment of a series of ecomuseums disseminated across the area. So far the CRT Cooperative has created the Ostiense Pole, the Maccarese Pole and Interpole Itineraries.

The Ostiense Pole started operating in 1994, and all its structures and functions have been completed. It focuses on the great swamp-drainage projects carried out in modern times, and on the physical and anthropic transformations that the territory has undergone. The Ostiense Pole is hosted in Rome’s oldest dewatering plant. The main building, which dates from 1884, houses the pumps that for more than a century have kept surface water levels in the coastal area under control. The adjacent buildings and outdoor spaces now host the Ecomuseum’s structures and displays.

The Maccarese Pole, founded in 2010, focuses on the historical and anthropological aspects of the part of the coastal territory that lies north of the Tiber, along the Via Aurelia. This area still preserves the features of the Roman countryside that once surrounded the city of Rome, and that we know today mainly through the continuing operations of the vast Maccarese Farm and the Torrimpietra Farm, and of the farms located on the land owned by the former Maremma Agency (Ente Maremma). Here at Maccarese is where the CRT has brought together documents, examples of farm equipment, images and sounds that accompanied a century and a half of farm work done by people who immigrated here from everywhere in Italy.

The Interpole Itineraries weave through the coastal area, linking all the sites of environmental, historical, archaeological, architectural, urban and anthropological interest. These itineraries are described in two video documentaries, “Imago Ostiae” and “Imago Portus”. They are an invaluable tool for visitors: the Video Guide to the Cultural and Environmental Heritage of the Roman Coastland.

Today the Ecomuseum Poles of Ostia Antica and Maccarese, plus the Interpole Itineraries, form an integrated Ecomuseum System that is the first of its kind to be established in Rome and the Latium Region. It combines the characteristics of both community ecomuseums and urban ecomuseums. The territory covered by the Ecomuseum System includes rural areas and residential areas of significant impact. The Lido di Ostia area, one of the major poles of residential attraction, with a population of around 150,000, is to all intents and purposes a district of the City of Rome, the only one that is detached from the rest of the city (Rome is around 20 kilometres away).

In 1997, CRT’s ecomuseum programme was recognised by the Latium Region’s Culture Department as being of public interest, and since then the Ecomuseum of the Roman Coastland has been included in the Regional Museum Organisation.

 

 

The Plan for Enhancing the Cultural and Environmental Heritage of the Roman Coastland.

Following are some preliminary observations on the concepts of Cultural and Environmental Heritage and of Enhancement invoked in the Plan proposed for the Roman Coastland.

Here we refer to a broad interpretation of both terms. We take Heritage to mean not only the ensemble of historical, archaeological or architectural sites, buildings, etc., that usually constitute the essence of this concept, but also everything that the community that resides today in a given territory has inherited: from its natural physical features (geological, naturalistic, flora and fauna, etc.) to those produced by humans over the ages (settlements, artefacts, tools, etc.), without overlooking the intangibles – events, stories, knowledge, rituals – that over time have accompanied populations living in a given area. Above all, all these things must be seen in relation to the physical and anthropic changes that have occurred during its history.

At this point, the Enhancement of this Heritage cannot be limited (as it often is) to activities designed to point out its existence, and to safeguard it. It can and should muster a set of continuous practices that include elements of cultural production, initiatives to encourage involvement by individuals and entities, the establishment of moments of social recognition, educational programmes at various levels, and the establishment of structures for preserving and disseminating historical memory.

The application of these concepts is detailed in the various sections of the Plan, which, taken as a whole, is intended to be a reflection on the experimental activities carried out on the Roman Coastland in recent decades, and an overall operational proposal for implementing – in coordinated and synergic ways – an exemplary practice of maintenance and development of the only Heritage that truly belongs to the whole community.

The Plan for Enhancing the Cultural and Environmental Heritage of the Roman Coastland was developed by the Territorial Research Cooperative (CRT) on the occasion of its 35th anniversary of continuous operation in studying, researching and disseminating knowledge of the Roman Coastland.

The Plan envisages a series of projects, programmes, activities and productions operating on a continuous and structural basis to make available at different levels to residents, commuters and visitors (including “virtual visitors”) the tangible and intangible elements of the cultural and environmental heritage that constitutes the true wealth of Rome’s coastal community.

The Enhancement Plan is divided into eight sections. Seven of them are devoted to particular activities or productions; the Plan specifies the parts that have already been completed, the ones that are planned and the ones that are already scheduled but are worth developing further. The eighth section describes in general terms the ways in which the Plan’ will be implemented; they can be detailed when the planned activities start. CRT is well aware that although the work stems from specialised research and studies, it is absolutely essential that the resident community and its institutional and grassroots representatives be involved, so as to achieve broad and shared cultural appropriation of the Plan’s principles, developments and outcomes.

The innovative aspect of this Plan, compared with similar experiences, thus consists of a general application of the concept of the resident community’s cultural appropriation of its own territory. CRT believes that simple information and traditional educational methods alone cannot suffice, hence the Plan envisages wide-ranging and differentiated cultural productions in which social entities can be involved directly. Their participation will enable them to feel they are helping along the general process of disseminating knowledge of their territory, of which they become in a way guardians. In this way, the Plan should also improve the territory’s general state of health, which all too often falls victim to collective indifference and unchecked illegal construction, and incubates degenerative forms of social life.

The programmes envisaged in the various sections of the Plan can be summarised as follows.

Section 1 - The Ecomuseum of the Roman Coastland

The founding of the Ecomuseum of the Roman Coastland initiated an essential phase in the work of disseminating knowledge of the physical and anthropic evolution of the Tiber Delta,. which until then had lacked a historical-anthropological museum of its own.

Today the implementation of the Ecomuseum of the Roman Coastland is an ongoing project for the creation of the Latium Region’s first multi-polar Ecomuseum System. Next, the Maccarese Pole will be completed and the interpole itineraries will be developed.

Section 2 - Surveys and preservation programmes

Research on and preservation of the historical memory of the territory – social, familial and personal – contribute to the creation of a large Documentary Archive that makes it possible to hand real-life experiences down to younger generations of residents, and is an indispensable reservoir of information for research and for education in schools and in society at large. Participatory observation of the changes that occur over time in a territory and a society facilitates identification of the character of the anthropised environment, preserving in particular the elements that are in greater danger of fading from human memory.

Section 3 - Documentary production

The documentary materials on traditional supports, and the photographic, film and audiovisual materials produced during the historical and anthropological research conducted by CRT in the area, together with the collection of filmed accounts and period documents found in many personal and family archives, are the basis for the production of printed works and of documentary films that, taken as a whole, provide a multimedia profile of the communities that have settled in the territory in many different ways. Today these traditional types of production are flanked by new forms of cultural expression that open up new ways of treating historical and critical themes.

Section 4 - Dissemination of knowledge

The practice of feedback in anthropology consists of bringing to social entities (schools, courses for seniors, senior centres, immigrant communities, associations, etc.) the elements of knowledge previously collected and processed in cultural productions, so that the society concerned can be gradually equipped with the essential tools for educational functions, cognitive interchange and interethnic acculturation.

Historical film footage and digital communication accompany the dissemination of knowledge about the history of one’s own environment and that of “other” peoples and territories, which very often resembles the history of the area one lives in.

Section 5 - Participation by the resident communities

Community Maps make it possible to describe in a single document the whole historic, cultural and environmental heritage of the Roman Coastland. They are produced with the involvement of schools and grassroots associations. The Community Maps of the Roman Coastland are the first project of this kind ever undertaken in Latium.

Section 6 - Signs

The work of preserving the Roman Coastland’s many sites and constructions of historical and environmental interest should go hand in hand with actions devoted specifically to making them known to the public at large. In addition, on-site signs should be installed in remembrance of places and events that have been forgotten or are not adequately considered.

Section 7 - Recurrent events

Cultural events scheduled periodically and on a continuous basis make public participation the top priority in the process of forming a community identity.

“The Roman Coastland Meets Its History” is the name of the event that every year since 1984 celebrates the territory’s rebirth in modern times and its historic tie with the city of Ravenna, in the Romagna region. The programme includes open-air events, productions by twinned schools, musical activities, theatricals and movie screenings. The event is put on an official basis by the presence of public institutions, and is enhanced by the participation of the local communities and of the city of Ravenna, linked today as they were yesterday by the shared remembrance of an epochal historic event..

Section 8 - Implementation of the Plan

The Plan for enhancing the cultural and environmental heritage of the Roman Coastland includes activities that develop gradually. Some of them have been operating for years, others have been conducted in recent times in an experimental basis by the CRT Cooperative. The need to draw on multiple synergies with public entities operating in the area and with the private organizations involved in order to fully implement the projects is due to the Plan’s range, complexity and continuous nature.

 

Paolo Isaja

Director, Ecomuseum of the Roman Coastland (Rome, Italy)

 

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